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fante,” rispose l’altro. “Or bene, soggiunse Dante, lasciami stare, o elefante, chè io penso a cose più importanti delle parole tue; e non voler esser noioso.”


CXXI

Gioconda risposta di una donna,

data ad un tale che le chiedeva se sua moglie

potesse partorire dopo dodici mesi.


Un cittadino di Firenze, che era stato fuori di paese, quando dopo un anno tornò a casa sua, trovò sua moglie che stava per partorire, ed ei male sopportava questa cosa, poichè temeva che sua moglie non gli si fosse serbata fedele. Ed essendo egli nel dubbio, andò per consiglio da una nobile signora che abitava lì presso, e ch’era donna molto ingegnosa, e le richiese se egli avesse potuto aver un figlio dopo dodici mesi. Ed ella, conosciuta la dappocaggine dell’uomo, rispose per consolarlo: “Certamente, che se la moglie tua, quel giorno in cui concepì, vide un asino, secondo il costume di questi animali partorirà dopo un anno.” E l’uomo si chetò alle parole della signora, e ringraziando Dio che toglieva a lui un forte sospetto e risparmiava a sua moglie un grave scandalo, tenne per suo il fanciullo che nacque.


CXXII

Domanda oscena di un prete.


Fuori della porta di Perugia evvi la Chiesa di San Marco, e in un giorno di festa in cui tutto il popolo era convenuto in essa, Cicero, che n’era il pievano, nella predica ch’ei faceva secondo il costume, concluse con queste parole: “Fratelli, io desidero che voi mi togliate da un grave dubbio. Quando io in quest’ultima quaresima ho udito la confessione delle vostre mogli,