Pagina:Politici e moralisti del Seicento, 1930 – BEIC 1898115.djvu/133

Da Wikisource.

della ragion di stato - vi 127


E questi devono eleggersi uomini nobili, che abbino avuti altri carichi, che siano esperimentati nella guerra, e che in altri negozi si siano mostrati fedeli e leali. Questo fu parere di Mecenate consigliando Augusto a ritener l’imperio, appresso Dion niceno nel libro LII.

E sí come nel regno e nell’aristocrazia conviene, che i capi siano e cittadini e nobili, come giá abbiamo scritto: cosí per il contrario il tiranno e gli oligarchi devono eleggere forastieri nobili sí, ma conosciuti di valore e vera fedeltá.

E poiché si è giudicato non esser bene, che la guardia tutta stia unita in un luogo, né sotto un sol capo, ma sotto almeno due, conviene ancora aver piú guardie, e di diverse nazioni e generi di milizie: perciocché volendo una ribellarsi, se gli puossa con un’altra far resistenza; ed è bene che siano mal d’accordo fra loro: perché per emulazione faranno a gara per ben custodire il prencipe. Però quasi tutti i maggiori prencipi costumano di tener piú guardie, e quelle di differenti nazioni, e di diverse sorti di milizia. E nell’imperio ottomano per isperienza si vede, che li spahy, che sono soldati a cavallo, ancor che molti di loro siano stati avanti giannizzeri, tuttavia sono sempre discordi con essi giannizzeri; e cotal discordia assicura la vita e l’autoritá del re.

Questi soldati di guardia si devono pagare il doppio che si pagano gli altri, acciò abbino causa di esser tanto piú diligenti e fedeli custodi, né abbino causa di abbandonare tal servizio. Di Augusto scrive Dione istorico, nel libro LII e LV, che usò la guardia, e che il senato decretò che i soldati di essa avessero doppia paga.

Ma, o legittimi o tiranni o buoni o mali che siano i prencipi, non devono tenere per custodi delle persone loro e de’ suoi stati uomini banditi da altri stati: perciocché questi tali sono di condizione pessima e da non fidarsene. Tacito nel libro sesto degli Annali, di loro parlando in proposito di Artabano re dei Parti, dice: Nec iam aliud Artabano reliquum, quam si qui externorum corporis custodes aderant, suis quique sedibus extorres, qui neque boni intellectus neque mali cura, sed mercede aluntur, ministri sceleribus.