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della ragion di stato - vi 129


Per acquistarsi l’animo de’ popolani, e levargli l’odio del modo del governo de’ pochi potenti e il pensiero di sollevarsi e procurar mutazione di governo, doveranno i rettori introdurre nella cittá nuove arti, con le quali il popolo possa avanzarsi ne’ guadagni, o introdurre nelle cittá mercati publici o fiera libera.

Deverassi per spie secrete sapere, se tra il popolo vi siano alcuni di animo inquieto, bellicoso e sedizioso: sopra’ quali sempre doverassi aver l’occhio, considerare le loro pratiche, e scorgendovi qualche cosa o relegarlo con qualche occasione, o vedendolo incamminarsi a qualche impresa pregiudiciale, carcerarlo senza lasciargli parlare, né lasciandogli sapere la causa della prigionia.

Per nissun modo si deve concedere l’uso dell’armi al popolo in questa forma di republica: né è bene agguerrirli, né per sé, né per altri militando.

E se ben forsi nella republica degli ottimati si possa dar luogo nei comizi alla plebe per l’elezione de’ magistrati, nella oligarchia però ciò non si deve concedere: acciò, con le ricchezze facendosi la strada a’ maggiori magistrati subornandola con donativi, non si apparecchi la strada ad alcuno de’ rettori alla tirannide.

Non si deve essere con la plebe troppo rigoroso in certi errorucci plebei; li quali sono piú presto da condonarsi a quella condizione di uomini, come procedenti da mali costumi e mala creanza, anzi dall’inavvedutezza, che da mal’animo.

Capitolo XI

Della ragion di stato de’ pochi potenti,
t che riguarda il dominio e i dominanti.

Per cominciare dai rimedi universali, Aristotele nel quinto della Politica, mentre va raccontando le cause delle mutazioni di questa republica, dal contrario ci propone una massima appartenente alla preservazione di quella: la quale è, che nell’oligarchia, benché sia fra le ree, non vi è cosa che sia piú