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132 ludovico settala


esser dannoso in tal forma di republica, acciò non si dia occasioni di sollevazioni al popolo: cosí nell’ultima, che pure è tirannica, e che s’appoggia alle forze, è lecito alzare l’estimo, e in quello esser rigoroso, per non isminuire la loro potenza e autoritá.

Si averá ben l’occhio da’rettori alla maniera di vivere di ciascun di loro, se vi siano alcuni troppo dati a’ piaceri, al lusso, allo spendere: acciò, fatti molti debiti, per potersene poi sottrarre non tentino cose nuove. Nel qual caso bisognerá da principio provedervi, o castigandolo come mal vivente, o impedendogli questa maniera di vivere: ché ancora la plebe meglio sopporterá i castighi, vedendo questi essere ancor commun a’ dominanti.

Se bene è ragionevole che a’ piú prudenti e savi e piú vecchi siano ancora concessi i magistrati di maggiore importanza: non si doverá però permettere un certo circolo in certo numero, che appaiano due reggimenti, ma procurare ancora, che alcuno de’ mezzani, per la prudenza tra loro conosciuto atto, possa a quelli sottentrare; dando a’ piú giovani animo, che in breve anch’essi ne saranno partecipi.

In tempo di guerra poi, avendosi in questa republica da servirsi di milizia forastiera, non si metterá mai tutta l’autoritá in mano di uno: ma se sará eletto forastero, se le dará luogotenente uno de’ rettori, e un paro de’ consiglieri, per aggiutarlo sí, ma pure come contrascrittori; il che pure si deve fare, se per generale si eleggerá uno de’ dominanti. Cosí ancora nelle controversie che occorrono facendosi elezione di un arbitro, se le daranno i consiglieri, acciò con la grande autoritá concessagli non tirasse a sé il dominio, facendosi tiranno. E perciò i romani alla dittatura, che era quasi un dominio assoluto, benché non potesse piú durare di sei mesi, aggiunsero il maestro de’ cavalieri, che nel bene operare l’obbedisse e servisse; ma però, in caso che il dittatore volesse usurpare il dominio o prolungarsi il tempo, vi fosse chi lo impedisse.

Se bene parerá strano il dire, che si debba provvedere a quelli uomini da bene, li quali pure sono fra’ rettori, a’ quali