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ché quel volume è nient’altro che la traduzione latina, fatta in Germania dal Garmers, del discorso del nostro sulla Ragion di Stato1.
In fronte a questa traduzione, lo Zuccolo è qualificato «picentino», e non cervelloticamente, perché egli stesso cosí si sottoscrive nella dedicatoria dei suoi Dialoghi nell’edizione del 1625. E poiché, d’altra parte, lo Zuccolo, autore di parecchi volumi pubblicati nei primi decenni del seicento, era nativo di Faenza, e come faentino è accolto nel catalogo del Mittarelli2, parrebbe giocoforza compiere un altro sdoppiamento, se non dovesse tenersi per indubbio che allo Zuccolo, faentino, piacque anche dirsi «picentino», forse perché a lungo visse in quella regione e particolarmente alla corte di Urbino. Nello stesso volume dei Dialoghi si leggono accenni alla sua patria, Faenza, e colá gli fu posta una lapide nella casa municipale.
Infine i bibliografi, notando il De ratione status, se anche abbiano visto con i loro occhi il volume del 1663 e appreso trattarsi di una traduzione dall’italiano, non sanno dove e quando fosse pubblicato il testo italiano3. Ma l’originale italiano non è da ricercare con quel titolo tra i volumi dello Zuccolo, perché esso se ne sta come nascosto nelle sue Considerazioni politiche e morali sopra cento oracoli d’illustri personaggi antichi (1621), delle quali forma l’oracolo undecimo.
Ludovico Zuccolo nacque, dunque, a Faenza da una cospicua famiglia di quella cittá4, sullo scorcio del cinquecento, e visse i primi anni della giovinezza in patria, e vi era ancora nel 1608,
- ↑ Ludovici Zuccoli Picentini, Dissertatio de ratione status: Iohannes Garmers de italico in latinum vertit suoque auxit (Hamburgi, sumpt. Zachariae Herselli, 1663).
- ↑ De litteratura Faventinorum, sive de viris dodis et scriptoribus urbis Faventiae (Venezia, 1775), cc. 191-3.
- ↑ E anche il Meinecke (Die Idee der Staatsräson in der moderne Geschichte, München und Berlin, 1924, p. 149) è rimasto incerto sulla data, che determina solo per approssimazione.
- ↑ Nei libri battesimali della cattedra vescovile di Faenza è la nota del battesimo, a dí 18 settembre 1568, di un Alviso de Ciucoli o Zucoli, che dev’essere il nostro (Alviso = Luigi = Ludovico), figlio di Alessandro e di una madonna Barbara. Il padre Alessandro sarebbe stato quel medesimo Alessandro Zuccolo, che fu coinvolto nei processi di eresia istruiti sotto Pio V contro centocinquanta faentini tra il 1567 e il 1569, e condannato per quest’accusa alle galee per cinque anni, e colá morto.