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mulazione onesta, pubblicato anche a Napoli nel 16411. Suo padre fu un Baldassare2, sua madre una Delia Sangiorgi: il suo minore fratello si chiamava Rodrigo3. Amò gli studi poetici e filosofici, ma fu costretto dalle necessitá della vita a entrare in un’amministrazione, in una «occupazione di segreteria», come allora si diceva4. Era anch’egli dei molti che stavano attorno al marchese di Villa, Giambattista Manso. Nelle Poesie nomiche di costui5 è una sua canzone, nella quale si celebrano le fatiche che il Manso aveva spese per ravvivare in Napoli il culto degli studi, e vi si fa particolare riferenza all’accademia, che questi aveva fondata, degli Oziosi.

I suoi versi non hanno nulla o quasi del barocchismo, che imperversava allora in Italia: sono un po’ prosaici e stentati, ma semplici, e dimostrano un animo gentile. Nobile era la sua ambizione di segnare alcuna traccia di sé con la poesia. Dice nell’avvertenza che precede il giovanile volumetto delle Rime: «Nasce ciascuno con obbligo di lasciar qualche nobile segno in cui mostri che un tempo visse: è vero che non a tutti è conceduto, ma ognuno il può tentare secondo il mestier suo, e chi non vi giunge, non solo trova scusa, ma vanto, d’averlo procurato. Grande è la viltá di colui che nella stretta e corta strada di questa vita mortale passa in modo che non cura d’imprimere un’orma, ove chi viene appresso abbia d’onorarne la memoria. Io so che molti per vera umiltá, e molti altri per isciocchezza, stimano che ciò sia men d’un’ombra. A questi non rispondo; a quelli non ho che negare; pur soggiungo loro che egualmente tutte le cose di qua giú sono ombre, e chi vuol far ben il conto non ha che prendere. Ma, se

    Longo, 1621). Il Minieri Riccio, Notizie biogr. e bibl. degli scritt. napol. fioriti nel secolo XVII: Lettera A (Napoli 1875), ignora questa edizione del 1621, ma ne reca una che asserisce del 1626, e quella di Napoli, Gaffaro, 1638, ricordata dal Mazzuchelli.

  1. Della dissimulano ne honesta, trattato di Torquato Accetto (in Napoli, nella stamp. di Egidio Longo, 1641).
  2. Di una famiglia d’Accetto, di Massa Lubrense, alla quale apparteneva quel Reginaldo d’Accetto, scrittore di libri grammaticali, retorici e ascetici della fine del cinquecento, discorre R. Filangieri di Candida, Storia di Massa Lubrense (Napoli, 1910), pp. 411-2.
  3. Canzone per la morte del padre, in Rime cit., p. 100.
  4. Rime cit., p. 25 (nella didascalia di un sonetto).
  5. Venezia, 1635, pp. 322-4.