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26 ludovico zuccolo


E chi parte ne crede rea e tirannica, parte buona e giusta, benché non sappia darle sì evidente contrasegno che l’una si riconosca con agevolezza dall’altra.

Ma forse il nome stesso della ragione di stato e il fine al quale communemente risguarda ne può senza molta difficoltá far conoscere la natura sua. La politica pare che miri principalmente al ben publico, e la ragione di stato piú al bene di coloro che sono capi della republica; e in conseguenza la prima ci si mostra con faccia onesta e pia, e questa altra con apparenza ben spesso malvagia ed empia. Quella rassembra che abbracci tutto il corpo della republica, e questa pare che non si adoperi se non in certi pochi casi particolari. Sicché la ragione di stato, o sia membro della politica o arte o facoltá a quella subalternata, doverassi restringere tra confini assai piú angusti che la politica non si ristringe.

Verrá poi anche ad essere diversa dalle leggi, perché le leggi piú sono maneggiate dai giudici che da coloro i quali sono supremi nel governo. La ragione di stato all’incontro non dai giudici, ma dai prencipi e dai senatori viene amministrata. Le leggi risguardano principalmente al bene de’ privati, e la ragione di stato piú a quello di chi regge. Non però consiste nel contravenire alle leggi, avvengadioché per accidente alcuna volta il faccia. Perché delle cose spettanti alla ragione di stato si possono eziandio dar leggi, e le medesime cose, le quali si fanno per ragione di stato, si possono anco talora far per leggi. Sicché gl’istituti in Roma, che la dittatura non passasse sei mesi, e che il tribuno della plebe fosse sacro e inviolabile, e che l’uno dei due consoli dovesse essere sempre plebeo, erano insieme sulle leggi e sulla ragione di stato fondati. Né le leggi Valeria e Orazia, né l’Emilia o le Publie o l’Annaria o l’Ortensia o la Puerizia o l'Icilia e Duillia o la Canuleia o la Claudia o l’Oguinia o la Manilia, ebber quasi altra mira che regolare interessi pertinenti a ragione di stato. Non sono, dunque, le leggi e la ragione di stato incompatibili, come si credette Scipione Ammirato, ancorché alcuna volta per accidente l’una ripugni all’altre.