potentati e republiche, e buone e cattive, si sono conservate
in quello stato e forma, che o per successione o per elezione
hanno ricevuta, o con qualche sua industria, o bene o male,
abbino acquistata, che non si possino cavare da qualsivoglia
altro scrittore antico o moderno, istorico o politico. Che se
alcuno dirá questa materia essere trattata da molti grand’uomini, e perciò esser fatica soverchia: potrò ben io rispondere,
molti aver cavati precetti, e politici e di ragion di stato, da
istorici, come da Tito Livio e da Cornelio Tacito e da altri,
cosí antichi come moderni, ma senza metodo e ordine; né
aver distinti i precetti politici da quelli della ragion di stato,
né i buoni da’ cattivi; né aver adattati a ciascuna delle sei
specie di republica i propri precetti e le sue massime: essendo
chiaro, che quelle regole, che converranno alla conservazione
degli ottimati, non converranno alla vera republica, né al monarca: né quelle che osserva il monarca o re, in conservar se
stesso e il suo stato contro gli ottimati, saranno le medesime
che usa per rispetto del popolo. E se son diverse queste regole nelle repubbliche buone, cosí tra di loro, come riguardando altrui; quanto piú differenti saranno le regole e le astuzie
che usano le ree, da quelle che usano le buone; e se queste
sono differenti tra loro, differentissime saranno tra di loro le
male. E pure vediamo per lo piú da’ nostri politici, da questi
che formano discorsi tali, ma molto piú da costoro, che cavano
da Cornelio Tacito, e da ogni sua parola o sentenza o da
azione, o di Tiberio o d’altrui, ivi descritte, massime politiche
e precetti di ragion di stato, come universali: o se tolte da
consigli o azioni, o di Tiberio o di qualchedun altro degli imperatori, regi, universalmente come buone e convenienti a tal
maniera di dominare essere scelte e proposte, non considerato il fine, né se sia buona ne’ buoni re, che l’onesto e il
bene devono avere per iscopo, né se Tiberio o altro fa quella
azione, o si elegge quell’altra veramente per vera sua ragion
di stato, cioè per conservarsi in quella maniera di dominio,
che si ha eletta, se non per buona, almeno per utile e conforme al genere del dominare, che si ha proposto. Essendo,