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di angelo poliziano | 213 |
Turba lungi indi segue, che non giova
Al mio canto ridir, ma che le dotte
Carte pur d’Atenèo ci tramandaro.
Quivi zoppica il Lazio, e della gloria1075
D’Atene l’ombra raggiungemmo appena,
Per fermo ostil la gravità romana.
E sebben corra degli antichi molto
Di Cecilio la fama in su le labbra;
Sebbene all’Affrican sian le commedie1080
Del festoso Terenzio attribuite,
Sebben convenga a pallïata Musa
Di Plauto il dir; le scene tuttavia,
Venere stessa de’ Romani suoi
Fugge, e talvolta solo alle togate1085
S’arrende, per onor grato ad Afranio.
Nondimen col suo canone Volcazio
Questi e gli altri per merito dispone.
Restituit; longe sequitur quem plurima turba
Haud nostro referenda sono, sed pagina docti
Reddit Athenaei tamen insinuatque futuris.
Claudicat hîc Latium, vixque ipsam attingimus umbram690
Cecropiae laudis; gravitas romana repugnat
Scilicet. Et quamvis veterum sit multus in ore
Caecilius, quamvis jucundi scripta Terentî
Scipio dissimulet, quamvis plautina camoenis
Lingua opicis placeat; scenam tamen ipsa suorum695
Aeneadum fugit alma Venus, tantumque togatis
Interdum AfraniFonte/commento: Barbèra, 1867 grato se indulget honore.
Hos tamen atque alios Volcatius ordine sistit