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62 le selve

Le Oreadi: pronte la giogaia eccelsa
Lasciano le Napee; non tra le fronde
S’occultano le Driadi: non canti330
Ristanno i Fauni di levar; non suoni
Di sprigionar dalle cerate canne
I Satiri, e gli augei queruli intorno
Soavemente di garrire; e sopra
I flutti l’alcïon, tra le dens’ombre335
Filomela si duole, e in sulle rive
Il niveo cigno e sotto l’ospitale
Tetto la vaga rondinella. Lievi
Ronzan le pecchie e dentro agli alveari,
Di nettare dolcissimo ricolmi,340
Alle cellette innumere ponendo
Vanno le terse fondamenta prime.
Ne’ prati insieme scherzano le gregge,
E un divampare di felici amori
È in tutto il bosco; giovine marito345
Vuol lasciva cavalla, e vuol dal toro




Monte suo, linquunt faciles juga celsa napaeae,
Nec latitat sub fronde dryas: non jubila fauni
Fundere, non junctis satyri dare sibila cannis,
Nec querulae cessant tenerum tinnire volucres;225
Fluctibus alcyone, densa philomela sub umbra,
Canus olor ripis, tecto vaga plorat hirundo.
Lene stisurrat apis, plenoque saporibus alveo
Candida multiforae solidat fundamina cerae.
Colludunt per prata greges atque omne beato230
Flagrat amore nemus; juvenem lasciva maritum
Fert equa, fert tergo salientem bucula taurum,