Pagina:Polo - Il milione, Pagani, Firenze 1827, I.djvu/243

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non caraperebbono dal caldo. Eglino seminano loro biade di novembre, e ricolgono di marzo : e così fanno di tutti loro frutti : e da Marzo innanzi non vi si truova ninna cosa viva, cioè verde sopra terra, se nonio dattero, che dura insino a mezzo Maggio : e questo è per lo gran caldo. Le navi non sono impeciate, ma sono unte di un’olio di pesce. E quando alcuno vi muore sì fanno gran duolo, e le donne sì piangono li loro mariti bene quattro anni, ogni dì almeno una volta con uomini, e con parenti. Or torneremo per tramontana per contare di quelle provincie, e ritorneremo per un’ altra via alla città di Crema (1), la quale v’ho contato, perciocché di quelle contrade, che io vi voglio contare, non vi si puote andare se non da Crema. Io vi dico che questo re Ruccomot Diacamat, donde noi ci partimmo aquale ee re di Crema. E al ritornare da Cremosu (2) a Crema ha molto bello piano, e abbondanza di vivande, e liavvi molti bagni caldi, e liavvi uccelli assai, e frutti. Lo pane del grano è molto amaro, a chi non è costumato: e questo è per lo mare che vi viene (3). Or lasciamo queste parti, e andiamo verso tramontana, e diremo come.

26. come si cavalchi per lo diserto.

Quando l’uomo si parte da Crema (4), cavalca sette giornate di molta diversa via : e dirovvi come l’uomo vae tre giornate, che l'uomo non trova acqua, se non verde com’erba, salsa e amara; e chi ne bevesse pure una gocciola lo farebbe andare bene dieci volte a sella, e chi mangiasse un granello di quello sale, il quale se ne fae (5) farebbe lo somigliante, e perciò si porta bevanda per tutta quella via. Le bestie ne beono per gran forza, e gran sete, c falle molto iscorrere1. In queste tre giornate non ha abitazione, ma tutto diserto, e grande siccitade2; bestie non v’ha, che non v’arebbono che mangiare (6). Di capo di queste tre giornate si truova


(1) Crerman (Cod. Ricc.) - (2) Cormos (Cod. Rìcc.) - (3) Eo quod per aquas amaras est; ... Ibi (sunt) balnea optima cali da quae valent ad scabiem depellendam, et ad multas aegritudines alias (Cod. Ricc.)(4) Da Grescian (C. Magl.) - (5) Di quell acqua (Cod. Pucc.) - (6) Né da bere (Cod. Pucc.) -

  1. Iscorrere per avere la scorrenza o flusso di ventre, trattandosi degli animali, è modo di dire decente e da usarsi. La Crusca ne cita esempio tratto dai volgarizzamento di Palladio.
  2. Qui è posto siccitade per arridila.