Pagina:Polo - Il milione, Pagani, Firenze 1827, I.djvu/242

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molto mala via, e havvi molti rei uomini che rubano. Di capo della china hae un piano molto bello, che si chiama piano di Formosa, e dura due giornate, e havvi bella riviera, e quivi hae francolini (1), pappagalli,e altri uccelli divisati da’ nostri. Passate due giornate è lo mare oceano, e in sulla riva è una citta con porto eli’ ha nome Cormos. E quivi vengono d’India per navi tutte ispezierie, e drappi d’oro, e denti di leofanti, e altre mercanzie assai; e quindi le portano i mercatanti per tutto il mondo. Questa è terra di grande mercanzia, sotto di se ha castella e cittadi assai, perchè ella è capo della provincia. Lo re ha nome Re Umeda Iacomat (2). Quivi è grande caldo : la terra è inferma molto1; e se alcuno mercante d’altra terra vi morisse, lo re piglia tutto suo avere. Quivi si fa il vino di datteri, e d’altre ispecie assai (3); chi ì bee e non è uso, si 1 fa andare a sella2, e purgalo; ma chi nè uso fa carne assai. Non usano nostre vivande, che se manicassono grano, e carne, infermerebbono incontanente; anzi usano per loro sanità pesci salati e datteri, e cotali cose grosse, e con queste dimorano sani. Le loro navi sono cattive e molte ne pericolano, perchè non sono confitte con aguti di ferro3, ma cucite con filo che si fa della buccia delle nocie d’india4, che si mette in molle nell acqua, e fassi ilio come setole, e con queste le cuciono, e non si guasta per 1’ acqua salata. Le navi hanno una vela, e uno albore, e un timone, e una coverta, ma quando sono caricate le cuoprono dì cuoio, e sopra questa coverta pongono i cavalli che menano in India. Non hanno ferro per fare aguti; ed ee grande pericolo a navigare con quelle navi. Questi adorano Malcometto; ed evvi sì grande caldo, che se non fossono gli giardini con molta acqua, di fuori della città, ch’egli hanno, non camperebbono. Egli è vero che vi viene un vento talvolta l’estate di verso lo sabbione con tanto caldo, che se gli uomini non fuggissono all’acqua,


(1) Falconi (Cod. Pucc.) - (2) Keumedai (Cod. Pucc.) Re Amedan Acomalo (C. Magl. II.) - (3) Spezie (Cod. Pucc.) -.

  1. Infermo luogo, o terra malsana atta ad indurre infermità. Ne adducce esempio la Crusca tratto dai due primi Villani.
  2. Andare a sella, per adagiarsi per i suoi naturali bisogni. Anche in Francese selle’ significa predella (v. not. cap. 159.)
  3. Aguto per chiodo.
  4. Qui parla del mallo filamentoso che avviluppa il frutto dell’albero detto dai Botanici Cocos Nucifera (Targ. Ist. Bot. t. III. p. 255.) Dell’utilità, varietà, frutto e cultura di tal Albero si ragiona eloquentemente nelle operette del Conte Magalotti, articolo Palma (Ven. 1779. 8. p. 55.)