regno, e mandò suoi nunzi segreti a Caidu, qual’era grande,,
e potente signor nelle parti verso la Gran Turchia, e nepote del
Gran Can, ma suo ribelle, e portavagli grand’odio, perciocchè
ogn’ora dubitava, che il Grati Can non lo gastigasse. Caidu
uditi i messi di Najam fu molto contento e allegro, e promisse’
gli di venir’in suo ajuto con centomila cavalli, e così ambedue
cominciorno a congregar le lor gemi, ma non paterno fare così
segretamente, che non ne venisse la fama all’orecchie di Cublai,
qual intesa questa preparazione subito fece metter guardie a tutti i
passi, che andavan verso i paesi di Najam, e di Caidu, acciocchè non
sapessero quel che lui volesse fare, e poi’immediate ordinò che
le genti cherano d intorno alla città di Cambalu, per lo spazio di
dieci giornate, si mettessero insieme con grandissima celerità, e
furono da trecentosessantamila cavalli, e centomila pedoni, che
sono li deputati alla persona sua ^ e la maggior parte falconieri,
e uomini della sua famiglia, e in venti giorni furono insieme.
Perchè se egli avesse fatto venir gli eserciti, che ei tien di continuo per la custodia delle provincie del Catajo, sarebbe stato
necessario il tempo di trenta, o quaranta giornate; e l’apparecchio s’averia inteso; e Caidu, e Najajm si sarian congiunti insieme, e ridotti in luoghi forti, e al loro proposito. Ma lui volse
con la celerilà (la qual’è compagna della vittoria) prevenir alle
preparazioni di Najam, e trovarlo solo, che meglio lo poterà
vincer che accompagnato.
E perchè nel presente luogo è a proposito di parlar d’alcuna cosa delli eserciti del Gran Can, è da sapere che in tutte le
provincie del Catajo,, di Mangi, e in Lutto il resto del dominio
suo, vi si truovano assai genti infedeli e disleali, che se potessero si ribellerian al lor signore, e però è necessario in ogni provincia^ ove sono città grandi, e molti popoli, tenervi eserciti, che
stanno alla Campagna quattro o cinque miglia lontani dalla città,
quali non possono avere porte nè muri, di sorte che non se gli
possa entrar dentro a ogni suo piacere. E questi eserciti il
Gran Can gli fa mutar ogni due anni, e il simil ih de’ capitani;
che governano quelli, e con questo freno, li popoli stanno quieti, e non si possono movere, nè far novità alcuna. Questi eserciti oltre il denaro, che li dà di continuo il Gran Can delle entrate delle provincie, vivono d’un’infinito numero di bestie che
hanno, e del lai te, quale mandano alla città a vendere, e si comprano delle cose che gli bisognano, e sono spaisi per trenta, quaranta