Pagina:Polo - Il milione, Pagani, Firenze 1827, II.djvu/404

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11 Gran Can dopo alcuni anni, avendo inteso il disordine sopraddetto, successo per causa della discordia de’due capitani, fece tagliar la testa ad un di loro, 1 altro mandò ad un’isola salvatica detta Zorza 6cj^, dove suol far morire gli uomini, che hanno fatto qualche mancamento in questo modo. Gli fa ravolgere tutte due le mani in un cuoio di bufalo allora scorticato, e strettamente cucire, qual come si secca, si striglie talmente intornos che per niun modo si può muovere, e così miseramente finiscono la loro vita non potendosi aiutare cap. in. Della maniera degl idoli di Zipangu, e come gli abitanti mangiano carne umana. In quest’ isola di Zipangu, e nell’altre vicine tutti i loro idoli sono fatti diversamente 096, perchè alcuni hanno teste di do quello della Crusca ciò accadde nel i?.68. Nel Pucciano e nel Riccardiano leggasi 126fj: nell’Edizione Bdsilense i- »8y. Secondo la Storia Generale della Cina e il P. Arniot la catastrofe accadde nel 1281 e a quest’ultima autorità conviene r|< l’riie. Le Storie Cinesi non fanno parola della presa di questa città narrano eh» ventiti i Giapponesi ad attaccare l’armata di Cubiai con potente esercito nell’isola l i p issarono al tibi delle sp.ide, e dierono salva la vita sulo a 10000, o ¿2000 Cinesi del mr/.zodi chi’ fecero schiavi (L. C.). l’H.iutesrayes commentatore di quelle Alone si maraviglia che il Polo, «tato diciassette an;ii alla corte di Cubiai Cdn, fosse tanto male istiuito. Ma dee recare ancor maggior meraviglia, una spropositata asserzione che mette in bocca del viaggiatore del tenore seguente qu’ il etoit mal informe lorsque i! a ècr it que Ics J ipp mois etoient niahametans », 10 che noti ho letto in veruno dei tanti testi del Milione che mi sono capitati fra mano. 6;;5 Zorsn ■ Come fu dir hia; ato nella nota numero i\rj. Zuma o Giorzae ra 11 p«ese dei Manciusi. Questa isola potrebbe essere adunque quella che è in iaccia ’11 imboccatura del limile Saghalten detta Angu-hat a. fajG. I loro idoli tono Jatti diversamente. Il Kaenipfer dice che i tempj del culto degl’ ¡doli stranieri o di Umidii che essi appellano liudso e Staka sono cosi •Vi-’iustatamcnte e artificiosamente ornati, che sembrerebbe d’enti are in una Chiesa Cattolica se i simulacri mostruosi degl’idoli non sgannassero. Lungo le strade dipingono un loro nume cornuto (he chiamano il piincipe del ciclo che ha la lesta di bave. Dipingono ancora test’ di diavoli u borea aperta con zanne e occhi di J«3ic(h.empi. t. Il p. ~rA> e srg.). La statua di DaiLtit che vide Thuubcrg a AIi.aci> i 11 un magnifico tempio parvegli alla a ispirare terrore per la sua grandezza colss..le. Eia seduta alla moda indiana, e gli fu detto dagl’interpreti che avreb