irò Mangi. E nella lingua di costoro dell’isola, Mangi si chiama
Citi. E questo Mare Gin ?°°, che è in Levante è così lungo e
largo, che i savi piloti e marinari, che per quello navigano, e
conoscono la verità, dicono, che in quello vi sono setteinilaquattrocento, e quaranta isole ?01,, e per la maggior parte abitate
e che non vi nasce arbore alcuno, dal quale non esca un buono e gentil’odore, e vi nascono molte spezie di diverse maniere, e massime leguo aloe ?02, il pepe in grand’abbondanza bianTartari ai Cinesi rimaiti sotto l’obbedienza dei Song (t. I. p. 129 n). E ciò più
chiaramente io dichiara col soggiungere: » e nella lingua di costoro dell’isola,
Mangi si chiama Ciri.
700. Mare Cin. » Pars haec decima primi climatis, quae terminai nabitatam
a plaga Orientali, et retro quam ignoratur quid sit, continet mare Sin quod vocatur mare Saha, et a quibusdam appellatur mare Sanf » (Geog. Nub. p. 36). Il
Relatore Maomettano pubblicato dal ftenaudot I’ appella mare Sengi (p. 4) •
701. Settemila quattrocento quaranta isole. Questo numero d’isole Tu detto
al Polo dai piloti delle sue navi, ed è esagerato forse. Ma del gran numero di esse
parlano altri scrittori: secondo Abulfeda le isole abitate dell’Oceano Indico, e del
Cinese sono 1700 (Geogr. p. 142) comprendendovi le disabitate sono innumerevoli
(ibid. p, 276). Nel suo computo comprese il Polo tutti gli Arcipelaghi dei Ladroni,
delle Filippine, delle Molucche, che furono scoperti più di due secoli dopo dai
Portughesi, ciò si deduce dalle spezierie, e aromi, che rammenta come prodotti di
quelle isole.
702. Leguo aloe. Il Carletti dice che i Giapponesi andavano a trafficare alla
Coccincina, e ivi compravano gran quantità di leguo aloè che essi chiamano Ginco
cd i Portughesi, Aqhila e se ne servono continovamente in far profumi e altri
medicamentj come noi, m’ molto più per abbruciare con esso i corpi morti
degli uomini nobili e ricchi. Soggiunge: » questo legno Aloe ancorchè ne’fiumi
del regno di Coccincina portato dalle correnti di quelle acque, da luoghi e regni
v lontanissimi, nondimeno nessuno sa dar ragguaglio che sorta d’albero sia, nè
’> dove cresca » (t. II. p. 77). I Francesi chiamano questo legno Bois d’Aigle,
corruzione della voce Portughese. I Bottanici l’appellano Aloexilum Agallochum. Il vero legno d’Aloè è denso, pesante di color rosso porporino, al gusto
amaro e frizzante le fauci, e se si arde o si stropiccia di grato odore (Targ. Ist.
Botan. t. II. p. 565). Secondo il Burro» nel regn > chiamato Champa nasce il vero
legno Aloe, che i Mori di quelle bande chiamano Calambuc (Dee. I. p. 172). Ecco
ciò che ne dicela Bissachere (Etat. actuel du Tunq ec.t.I.p. 126).» Un bois odoriferent fort au dessus de tous les autres est un’espece d’Alocs au quel il paroit
qu’ on a donne divers noms Calembac y Lalembacu, bois d’Aigle. Fn France
dans la commerce c s trois denominations se rapportent a trois parties d’un
lutine Alues: Calembac en est le cocur, Calembacu est l’entour du Calembac le
bois d’Aigle estentre le Calembac et l’ècorce: 011 en fait usage dans les palaia
i et dans les lemplts et il est vendu au pois de l’or. »