Vai al contenuto

Pagina:Pontano - L'Asino e il Caronte, Carabba, 1918.djvu/58

Da Wikisource.

l’asino 51


Azz. — Come si diportò? Lo dice il fatto stesso d’aver composto la pace alle condizioni che volle, pur essendo contrario il collegio dei cardinali. E noi spesso avevamo compassione di quel povero vecchio, che, malfermo in salute, sotto il sole ardentissimo del mezzogiorno, attraverso a strade di campagne infettate di ladroni e di briganti, doveva correre da Roma al campo di Alfonso, e poi dal campo di nuovo a Roma presso la Santità di Papa Innocenzo; tanto che noi che lo seguivamo spesso, dolendocene fra noi, d’ora in ora giudicavamo spacciato quel povero vecchio. E invece lui... sempre attento anche alle minime cose, sempre assennato e prudente; tanto da conciliarsi non solo l’ammirazione di quei príncipi, ma anche la benevolenza e la gratitudine del popolo romano.

Par. — Non è agire da pazzi, codesto! E non è è mica passato gran tempo!

Alt. — ... E durante il viaggio del ritorno, come si diportò?... quali erano i suoi discorsi?

Azz. — Come si diportò?... Come prima: pensar molto, e a molte cose insieme; perchè non si sarebbe perdonato di lasciar passare il tempo inutilmente. I suoi discorsi?... Dopo aver molto pensato agli affari pubblici, parlava alle volte della sua Urania, che non era stata da lui ancor ben rifinita; e spesso se ne lagnava come di una figliuola che non fosse ancora ben pettinata, ben lavata, ben acconciata nella grazia della bella persona giovanile. Gli pareva come una giovinetta, che, chiamata alle nozze, non avesse ancora ben preparato e vestito l’abito nuziale.

Par. — E fin qui, non vedo nessun segno di rimbambimento...

Azz. — Altre volte poi, dopo quelle sue lunghe meditazioni ben digerite, ci faceva dei discorsi piace-