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E quando di rossor la tua divina
Gota è suffusa, oh che bel misto adorno
Di bianco giglio e rosa porporina!30

E quegli occhietti che sì vivi attorno
Dolce tu muovi, e onde perduto io sono,
Dai lidi eòi traggono seco il giorno.33

Se dei cari labbruzzi avessi in dono
Un bacio, un bacio sol, saprei gli stessi
Ibla ed Imeto porre in abbandono.36

Oh le tue membra stringere potessi
Che van per l’onde cristalline, al mio
Seno le scalderei di ardenti amplessi!39

Deh non spregiare, o bella Ninfa, il dio,
Che in Arcadia ha suo culto, e tra i montani
Enotrii gioghi nuovo onor sortio!42




Purpureoque genas suffundens dia rubore
Tingis punicea lilia cana rosa.


Qui tibi sic lucent per quos ego perdor ocelli,
Nimirum eôi luminis instar habent.


Oscula si liceat teneris sumpsisse labellis,
Vilis Hymetos erit, vilis et Hybla mihi.


O si quae vitreis referunt se membra sub undis
Contigerim, o cupido membra fovenda sinu.


Nec tu sperne deum, cui servit Nonacris ora,
Cinctaque montanis Itala terra iugis.