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Dio degli armenti il tengono i villani,
E di Nume l’onor gli han tutti dato
Fra selve e boschi gli altri dei silvani.45

Mugnere il latte, ed ho pur io insegnato
Come al colostro il caglio mescolarsi,
E poscia in cacio andasse arrotondato;48

E come il gregge ancor debba tosarsi,
Ed il vello che incolto si vedea
Tessere e in ricche vesti indi mutarsi.51

Con questi cari doni un dì vincea
La Luna, ed ella con amiche piante
Veniva al letto mio la bella Dea.54

Ve’ quanti pingui agnelli e che abbondante
Gregge nei prati, ed altre torme ancora
Che saltellan su l’erba: tutte e quante57




Pana deum pecoris cuncti venerantur agrestes,
Quique tenent alii rura nemusque dei.

Ipse ego lac docui distento ex ubere caprae
Exprimere, et fuso cana colostra sero.

Per me etiam tenero sunt mista coagula lacti,
Inclususque suo caseus orbe fuit.

Quin etiam tenuis lanae felicia texta,
Intonsa et docui carpere vellus ove.

His mihi muneribus superata est luna beatis,
Venit et in nostrum candida diva torum.


Aspice quam pingues agni, quam laetus in agro
Hoedus, et in molli luxurietur humo.