Pagina:Porro - L'Astronomia nell'evoluzione del pensiero, 1895.djvu/30

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parazione del fatto più memorabile e più benefico che la storia ricordi, il sorgere del mondo cristiano sulle rovine del paganesimo greco-latino. La parola sublime di carità e di amore del Nazareno trova le menti già disposte ad accoglierla nella sua forma dogmatica, perchè già in tutte le classi della società è penetrata l’opinione che il mondo, e gli dèi stessi, dipendano da una volontà superiore e perchè gli attributi di questa volontà sono gli stessi che la dottrina nuova assegna all’unico Dio. È tanto facile e naturale la transizione dall’una all’altra forma, che, siccome osserva profondamente lo Stuart Mill, gli stessi cristiani non hanno neppur bisogno di negare l’esistenza degli dèi dianzi adorati, bastando loro di relegarli all’inferno e di subordinarli all’onnipotenza del nuovo Dio, appunto come già i pagani li avevano sottoposti alla sovranità di Giove. Non figurano e Caronte e Minosse e Plutone fra i demoni dell’inferno dantesco? E la Venere impudica della mitologia non compare in pieno Medio Evo, nella leggenda di Tannhäuser?



È ancora l’Astronomia che dissipa le tenebre dell'età di mezzo e instaura la filosofia positiva, libera dai ceppi del dogma e della scolastica, indagatrice spregiudicata del vero. Crederei fare torto ad un eletto uditorio quale è il mio, se mi diffondessi a parlare di questa, che è la più fulgida gloria della scienza astronomica. La redenzione del pensiero umano, tutto quell’immenso movimento di idee che ha condotto dall’aristotelismo autoritario cristallizzato e dalla rigida inflessibilità della