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Pagina:Porro - L'Astronomia nell'evoluzione del pensiero, 1895.djvu/8

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geneo, armonico, il solo anzi alla cui piena e perfetta elaborazione nulla ormai faccia difetto di essenziale; onorano della loro ammirazione l’eccellenza insuperata de’ suoi metodi, nei quali la sagace induzione, necessaria per ben esaminare i fenomeni, si accoppia felicemente alla rigorosa deduzione propria delle matematiche; giungono infine sino al punto di concedere che dall’Astronomia ripetono le origini e l’incremento loro le scienze geografiche, la Meteorologia, la Navigazione e quella parte della Fisica che insegna a misurare il tempo e le distanze. Ma appunto l’altissimo grado di perfezione cui è giunta l’Astronomia sembra a codesti suoi critici argomento efficace contro l’opportunità di proseguirne lo studio. È perfetta, essi dicono, e sta bene: ma perfecta è participio passato di perficere; dunque non c’è più nulla da fare, l’edifizio è ultimato, i tetti con le grondaie lo preservano dalle ingiurie del tempo e delle meteore, possiamo licenziare architetti e muratori e badare a faccende più urgenti. L’Astronomia di precisione ha detto la sua ultima parola con Bessel, con Guglielmo Struve, con Argelander e con Gould; la Meccanica Celeste è tutta nei sedici libri dell’opera di Laplace; a costruire le effemeridi che guidano i naviganti per le ampie distese degli oceani bastano i cataloghi stellari di Greenwich e le tavole solari, lunari, planetarie di Hansen e di Leverrier. Conosciamo abbastanza i movimenti dei due massimi luminari, perchè non si rinnovi il caso dei due astronomi cinesi Hi ed Ho, messi a morte nel ventesimo secondo secolo avanti l’era volgare per non aver saputo prevedere un’ecclisse di Sole, che colse all’improvviso gli abitanti del Celeste Impero; nè più ci spaventa l’apparire improvviso di una cometa, fenomeno

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