Pagina:Porro - L'Astronomia nell'evoluzione del pensiero, 1895.djvu/7

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diversi rami della filosofia naturale, non è men certo che lo studio dei fenomeni celesti e delle loro leggi è collocato dagli Italiani all’estremo opposto della scala. Stanno a provare eloquentemente l’indifferenza del Governo, delle Università e dei cittadini per siffatto studio lo stato di deplorevole abbandono in cui sono lasciate quasi tutte le nostre Specole e la parte meschinissima fatta all’Astronomia nell’ordinamento di tutte le nostre scuole elementari, secondarie e superiori. La ragione di questa condizione di cose, ben diversa da quelle che si osservano presso le altre nazioni più progredite, mi sembra essere riposta nel giudizio che della scienza del cielo si dà generalmente fra noi. Le persone di mediocre coltura affermano senz’altro che l’Astronomia non serve a nulla, non è una “scienza per la vita„; usando il linguaggio darwiniano oggi tanto di moda, e tanto comodo alle volte per tenere il luogo di buone ragioni, si può dire che nella “lotta per la vita„ essa è necessariamente condannata a soccombere di fronte alle altre scienze più direttamente utili all’uomo. Fra il telescopio che ci rivela l’esistenza ed i fenomeni di mondi remotissimi, con cui presumibilmente il nostro non ha e non avrà alcun rapporto, e il microscopio, che con la conoscenza dei microbi ci suggerisce il modo di combattere le malattie infettive, la scelta non è dubbia: ceci tuera cela.

Ad una conclusione meno radicale, ma di portata pratica equivalente, arrivano molte fra le menti illuminate che in Italia stanno a dirigere il movimento intellettuale. Costoro hanno la bontà di riconoscere che l’Astronomia ha reso in passato grandi servizi all’umanità; si degnano di ammettere che essa costituisce un corpo di dottrina solidamente fondato, omo-