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blemi scientifici, quando la loro risoluzione non conduca a pratiche utilità immediate, valutabili commercialmente. Occorre un grado molto elevato di coltura individuale e sociale, perchè si riesca a comprendere come la scienza può giovare anche indirettamente alla vita, e quindi come nel coltivarla e nel favorirla non si debba muovere dallo stimolo esclusivo dei vantaggi diretti che se ne attendono. È doloroso, ma pur necessario, il confessare che a tale grado nessuna delle nazioni che si dicono civili è pervenuta sinora; nè la nostra è fra quelle che vi si avvicinino maggiormente, come ci è facile riconoscere, sol che confrontiamo il favore diverso dal quale sono circondate presso il popolo e presso il governo, in ragione di quanto promettono, le varie discipline. Le scienze biologiche, ad esempio, nella esuberante loro vitalità giovanile, seducono l’immaginazione e sollevano l’entusiasmo con continue scoperte, che mirano direttamente a lenire le sofferenze umane o ad accrescere la ricchezza; nulla di più naturale, adunque, che lo stato ed i privati si accendano della più fervida ammirazione ad ogni loro trovato e soccorrano ai loro bisogni con una larghezza, che nessun’altra applicazione dell’ingegno umano conosce, all’infuori di quelle all’arte della guerra, conservate per atavica miopia al posto d’onore.
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Se lo studio dei fenomeni vitali e delle leggi che li governano occupa oggi indiscutibilmente il sommo della gerarchia stabilita dal favore pubblico e privato fra i