Pagina:Praga - Le madri galanti.djvu/126

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trascinaste in publico il mio disonore? Tutti gli ospiti del barone non furono spettatori della tresca? Quel lungo colloquio, quel fazzoletto, e impedirle di danzar con questo o con quello... oh derisione! eravate geloso della contessa: suo marito non lo fu mai, ma voi, che la conosceste meglio, temevate che quel Collalto mi disonorasse di seconda mano!

Salvi.

Vi ripeto, conte, ditemi chi fu l’autore dell’orrenda calunnia. — Ditelo in nome di Camilla.

Conte.

Taci: quel nome non ti venga più sulle labbra. Chi vi ha calunniato? una donna che voi avete calunniato davvero, quando venivate a farmi la morale, a illuminarmi sulle amicizie della contessa.

Salvi.

Donna Matilde!... signor conte, un uomo che dimentica lunghi anni di amicizia, di affetto, per una parola velenosa di una donna come quella, merita la compassione e il disprezzo, non altra risposta.

Conte.

(irritatissimo). E avete anche il coraggio di ingiuriarmi?

Salvi.

(al colmo dell’agitazione). Ma voi, siete un uomo voi? credere a quella donna, distruggere tutto un passato per innalzare con una parola un presente ignominioso ad entrambi, a tutti? — Oh! dopo la morte di mia madre, io non piansi più, ma sento che le lagrime non erano inaridite del tutto.