Pagina:Praga - Memorie del presbiterio.djvu/133

Da Wikisource.

— 123 —

stessa età? potete bene aver confidenza in me come s’usa fra amici... non volete che lo siamo amici?...

Rassicurato mi diè un’occhiata di viva riconoscenza.

Io continuai:

— Guardate, per darvi esempio di schiettezza, vi confesso, che a torto od a ragione, mi rincresce vedervi avviato a far sagrifizio di tutta la vostra vita... dicono che la vita è tanto ricca di brave e di belle battaglie, perchè ritrarsi? è meglio battersi.

Il poverino crollò tristamente il capo:

— È il signor Angelo che lo vuole.....

Il solo pronunziare quel nome lo faceva rabbrividire.

— Appena acconsentì a incaricarsi di mantenermi egli mostrò la maggior impazienza di liberarsi di me e volle ch’entrassi in seminario.

— Voi non siete stato allevato in casa del sindaco?

— No fino a dieci anni io rimasi colla zia Mansueta al presbiterio. Così vi fossi rimasto sempre. Dacchè ne sono uscito io non so immaginarmi paradiso diverso dalla mia felicità in quegli anni beati della mia infanzia, tanto dissimili da quelli che li seguirono. Quando lessi nel Klopstock i lamenti di Abbadona, l’angelo esiliato dal cielo, piansi colle sue parole la mia sciagura, e mi trovai più disgraziato di lui perchè io sono punito di colpa... che non ho commesso. Il curato mi voleva tanto bene... poi parve sempre amoroso, rispettabile... l’opposto di quell’altro.....

— Perchè dunque vi ha abbandonato nelle mani di uno che non ha nessun affetto per voi?...

— Oh non è stato lui, ne sono sicuro... quel giorno che io lasciai la mia queta stanzuccia del Presbiterio, egli mi prese in disparte mi abbracciò stretto e pian-