Pagina:Praga - Memorie del presbiterio.djvu/212

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«La terza notte si riscosse da un grave letargo in cui era caduta, mi prese la mano con forza, mi chiese di Don Luigi e mi manifestò il desiderio di vederlo.

«Il mio padrone era stato diverse volte a chieder notizie: ma il dottore non aveva mai permesso che egli entrasse nella camera di Rosilde.

«Ella mi pregò allora con tanta insistenza che non ardii ricusarle questo suo forse ultimo desiderio e appena giorno salii di corsa fin quassù e indussi il curato a venire con me dalla morente.

«Appressandosi alla cascina dove giaceva Rosilde intendemmo il suono di voci concitate.

«Nella camera di Rosilde c’era il signor De Boni, ed entrando lo udii che diceva:

« — Tu non vuoi darmele, ebbene le prenderò da me.

«E aggiungeva due o tre bestemmie spaventevoli.

«Pareva un furioso scappato dall’ospedale: metteva tutto sossopra, rovistando entro i mobili come per cercarvi qualcosa che molto gli premesse di avere.

«E Rosilde invano cercava di distoglierlo dal suo violento proposito, e gridava e lo scongiurava.....

«La Provvidenza ci aveva mandati in buon punto.

«Al nostro arrivo Rosilde sorrise di gioia e arrovesciò il capo stanco sul guanciale ch’io credevo spirasse.

«Ma ella ritornò in sè; e stese la mano a Don Luigi mormorando: grazie! siete venuto, siete buono!

«Poi dopo qualche momento si volse a me e indicandomi il signor Angelo che si rodeva in un cantuccio d’essere stato sorpreso in così bestiale furore, mi disse con un filo di voce interrotto dal rantolo: