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Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. I, 1916 – BEIC 1901289.djvu/123

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ii - vendetta slava 117



     Non vi rammenta quel che ci ha detto,
80quando spirava lá su quel letto?
— Figli, se l’orma del pellegrino
alle mie soglie s’accosterá,
dategli il fuoco, dategli il vino,
dategli il pane che Dio vi dá.


     85E se anche fosse di membri snelli,
riccio di barba, fulvi i capelli,
e giú nel petto fonda la voce
(perch’egli è quello che mi atterrò),
figli, vi avviso, per questa croce,
90sacra è la testa che si ospitò. —


     Fratelli, il detto del moribondo
pesa due volte nell’altro mondo;
cosí è passato. Per leggi arcane
cosí gli eventi si maturâr.
95O viandante, mangia il mio pane,
va’ sul mio letto. Puoi riposar.


     — Buon giovinetto, sei generoso;
ma non vo’ pane, non vo’ riposo.
Queste tue mura mi pesan sopra,
100serrarmi in gola sento il respir.
Io vo’all’aperto. Se di qualch’opra
ti corre il debito... vienlo a compir.


     — Senti, kramaro: tu sei gagliardo,
mel dice il lampo c’hai nello sguardo.
105Ma veder lascia, mi ti avvicina...
Contro un inerme? mi guardi il ciel!
Tu non hai daga né carabina;
prenditi questa del mio fratel.