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iv - una cena d'alboino re | 129 |
Pingui di cibo, scarsi di guerre,
starem molt’anni su queste terre?
E a quali patti Dio ce la dona
80questa corona?
Ospite bianco mutolo e cieco,
bacia la rosa ch’io tengo meco,
ve’ che i tuoi baci pallida aspetta
la poveretta. —
85E il re briaco, cosí dicendo,
giocherellava col teschio orrendo;
e a lei, che gli occhi fremendo torse,
ratto lo porse.
— Ferma, Alboino! da’labbri miei
90la prova infame voler non déi.
— Bevi, Rosmunda! non piú parole!
cosí si vuole. —
Bevea Rosmunda. Ma con lo sguardo
parea dicesse: — Re longobardo,
95se la vendetta qui non mi langue,
berrò il tuo sangue! —
E, dopo un anno da quel convito,
dormiva solo l’ebro marito.
Aprí una notte l’erma sua cella
100Rosmunda bella...
E con un forte vago soldato
il regicidio fu patteggiato...
Ed ecco all’alba sommessamente
picchiar si sente.
G. PRATI, Poesie
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