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Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. I, 1916 – BEIC 1901289.djvu/161

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vi - la mia bisaccia 155



     145Urrá! urrá! Trasportami,
caval, su la tua groppa:
vedi: con noi la comica
bisaccia mia galoppa.
Bizzarra cosa è mescere
150fumo, galoppo e canto,
e divorar frattanto
la lunga via cosí.


     Urrá! Voliamo al gelido
silenzio delle stelle:
155la lodoletta e l’aquila
volan cantando anch’elle.
Ecco Bisalta e i margini
del secolar castagno!
Platon di Peveragno,
160svegliatevi: son qui.


     Che? Mi chiedete attonito,
perché, notturno gnomo,
vengo in quest’ora a scotere
la porta a un galantuomo?
165Perché nel dí si scontrano
e carra e mulattieri,
che rompon de’ pensieri
l’armonica virtú.


     Perché le ciglia il perfido
170raggio del sol m’offende.
Perché al mio cor piú tenera
la bianca luna splende.
Perché piú colma ed ilare
oggi vuotai la tazza,
175e matti d’ogni razza
pose il Signor quaggiú.