Via pel celeste pelago,
addio, notturna amica! 115L’afflitto cor ti sanguina
pur della piaga antica;
e, mentr’io scherzo e medito,
tu negli eterni giri
d’Endimion sospiri 120le ardenti voluttá.
Or che la selva imbiancasi
sotto gli argentei raggi,
addio, piangenti musiche
del rosignol sui faggi: 125voi rammentate a un esule,
sazio d’illustri inganni,
i lagrimati affanni
della sua verde etá.
Che vuoi narrarmi, o lugubre 130tu di pastor lamento,
or che in quell’ampia nuvola
il lunar disco è spento?
Ah! dal montano culmine
precipitò Neera, 135la stella mattiniera,
delle capanne il fior.
O inconsapevol vergine,
dell’agne tue superba,
straniera al mondo, addormiti 140nel letticciuol tuo d’erba.
Ti daran ombra i salici,
profumo le viole,
raggi la luna e il sole,
e gemiti il pastor.