Vai al contenuto

Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. I, 1916 – BEIC 1901289.djvu/250

Da Wikisource.
244 viii - da «storia e fantasia»



     Cessa, o madre, il tuo lamento.
Ella uscí da un tristo nido,
ove il riso è d’un momento,
20poca e mesta la virtú.


     Non cercarne il dolce grido
nella vedova tua stanza:
solo in larve di speranza
rivederla ancor puoi tu.


     25Quando i fior, giocondi figli
nasceran di primavera,
tu ornerai di rose e gigli
il suo freddo letticciuol;


     e dagli astri a te leggiera
30volerá la tua bambina,
o coll’aura pellegrina,
o confusa a’ rai del sol.


     E una notte, sulla cuna
lacrimata e solitaria,
35quando al lume della luna
imperlando il ciel si va,


     tu vedrai calar per l’aria
la tua Lidia ancor piú bella;
e il suo labro una novella
40d’allegrezza a te dará.


     — Apri gli occhi! È sceso meco
il tuo premio, o madre amante!
Io quest’angelo ti reco,
cui sorella Iddio mi fe’.