Oh, allegra primavera,
come oramai mi sento
altro da quel ch’io m’era! 25All’occhio infermo e lento
si semina di stelle
indarno il firmamento.
Son dissipate ancelle
dalla nativa casa 30le mie canzon piú belle.
L’alma di tedio invasa,
vinta a nefande lotte,
è come selva rasa,
sulle cui piante rotte 35riposa il ladro, e rugge
il vento della notte.
La mia ragion si strugge
in campo d’ombre; e il senso
fin del dolor mi fugge. 40Or che son io? che penso
a questo mondo in faccia
e a questo cielo immenso?
Ferrea catena allaccia
lo spirito infinito 45e le impotenti braccia.
E son nocchier smarrito
in barca, che si spezza
per mar che non ha lito.
Dell’onde sull’altezza 50il Tempo mi deride
e a disperar m’avvezza.
Perché, perché mi stride
la livida tempesta
sul capo e non m’uccide? 55Ahi! la mercede è questa
del vagheggiato sole,
che m’è sepolto in testa.