Sulle innocenti aiuole
io seminai sospiri, 60e non mietei che fole.
Ah! nei suoi vasti giri
altro non è la terra
che un astro di martiri.
dove si piange ed erra, 65sin che una zolla breve
o un sasso vil ci serra!
Né la cadente neve,
né la nascente rosa,
né l’aura fresca e lieve, 70né fama gloriosa,
né dei rimasti i lai,
né ogni creata cosa,
né il vasto ciel co’ rai,
né il mar colla sua voce 75ci sveglierá piú mai.
Questo è il pensier che coce,
questo è il calvario orrendo,
questa è l’orrenda croce.
Io giá su lei mi stendo, 80e nell’iniqua fossa
pria di morir discendo.
E queste polpe ed ossa
si disfaran, siccome
fronda dal ramo scossa. 85Or che mi giova un nome
e un maladetto alloro
sulle tradite chiome?
Sogni e fantasmi d’oro
il mio guanciale han cinto: 90dovrò sparir con loro.
E sul caduto estinto
sorriderá la Morte,
come al cader d’un vinto.