Oh! mie superbie corte, 95un’ombra inerme io sono,
e mi credeste un forte?
Oh! mente mia, che in trono
un dí seder ti parve,
sei vanitá di suono. 100Oh! mie celesti larve
dell’anima fanciulla,
quando da voi disparve
la luce della culla,
voi mi lasciaste adulto 105col mio saper, che è nulla.
Studi del mondo occulto,
baldanze del pensiero,
io vi beffeggio e insulto.
Trista rugiada è il vero: 110altro non nutre e pasce
che il fior del cimitero.
Beato è chi non nasce,
o, generato appena,
muor nelle bianche fasce! 115Ah! su quest’empia arena
d’esilio e di peccato,
sola una larva è piena
dei raggi del creato:
la larva che matura 120sotto uno sguardo amato.
Larva che poco dura,
ma che, di fior coperti,
ci mena in sepoltura.
Della sua mano i serti 125trasformano in altari
i funebri deserti.
Ella gli spasmi amari
del tormentato ingegno
rende soavi e cari.