Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. I, 1916 – BEIC 1901289.djvu/279

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ix - l'amica invisibile 273



     205Quando tu pensi a vespero
l’inno, sommessa io vegno
su l’orme tue, di raggi
vestendoti l’ingegno;
l’aura de’ miei linguaggi
210spargo sul tuo sentier;
               e, se tu scontri un raro
fior nei terrestri maggi,
è un fior ch’io lascio, o caro,
dal velo mio cader.


     215Son io, che alla tua cetera
lá dal mio ciel recai
nervi d’amor segreti,
né tu il sapesti mai;
e mi condussi i lieti
220tuoi canti ad ascoltar,
               delle tue rupi in dorso,
al fischio degli abeti,
de’ cavrioli al corso,
dell’aquile al rombar.


     225Son io, che in mezzo ai tumuli
di Grecia e Italia siedo.
E sovra lor pensoso
pio pellegrin ti vedo,
baciando il glorioso
230lor sangue, impallidir.
               E anch’io di pietra in pietra
volo, fantasma ascoso,
quel sangue e la tua cetra
di lauri a ricoprir.