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Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. I, 1916 – BEIC 1901289.djvu/284

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278 viii - da «storia e fantasia»

X

IN MORTE

DI MIO FRATELLO GIUSEPPE



     Ed ecco un altro feretro! Oh, mia casa
cosí fiorente e romorosa un giorno,
tu sarai presto desolata e rasa.
     E, come a mucchio di macerie, intorno
5ti strideranno della notte i venti,
e la cicogna vi porrá soggiorno.
     Ché giá poco laddentro è di viventi,
e quasi tutti dalla vecchia porta
siamo usciti ormai, profughi o spenti.
     10Oh! Beppe mio, sulla tua spoglia morta
lacrima indarno il tuo fratel lontano.
Aimè! vita sí cara e aimè! sí corta.
     Non eri tu, che fanciullin per mano
io traea nelle feste, io, grandicello
15e di quel dolce comandar giá vano?
     Non eri tu nel rampicar piú snello,
piú ardito al salto, piú vivace al chiasso?
Beniamin della casa, eri tu quello.
     Ché non moristi in que’ begli anni, ahi lasso!
20quando un’ora si piange e poi si scorda,
anzi si gioca sul funereo sasso?