Dafni una volta e Fillide 50cantai, del Zappi a modo,
e il molle ovil dei Titiri
si liquefece in brodo.
Ma dai novelli troni
i torbidi Platoni 55sentenziar che pecora
nacqui e dovrei morir.
Allor destai de’ pallidi
fantasmi la famiglia,
e l’antro de’ romantici 60muggi di maraviglia.
Ma i Pindari e gli Orfei
de’ logori Atenei
colle titanie folgori
m’han fatto impallidir.
65Poi sulla terra apparvero
scòle, congressi, asili,
metodi ed altre olimpiche
buffonerie simili.
E allor perdei la scrima 70del verso e della rima,
e in quel concilio d’aquile
nessun mi numerò.
Belava un’effemeride:
«Volgi ad amor gl’inchiostri!». 75Ruggiva un periodico:
«Vendica i dritti nostri!»
Sclamava una rivista:
«Canta materia mista!».
E il suo bastardo simbolo 80ognun mi balbettò.