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Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. I, 1916 – BEIC 1901289.djvu/35

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CANTO TERZO

     O giovinette, gioia vereconda
delle case materne, a cui dovrebbe
vergin campo d’amori esser la terra,
quand’io vi veggo rotear ne’ balli,
5di rose e gigli incoronate il crine,
quand’io v’ascolto ne’giocondi crocchi
le memori narrarvi ore del chiostro,
o le speranze del futuro amante,
non vi sorrido; ma pietá mi stringe
10dolorosa di voi, che imprenderete
la dura via tra poco. Una celeste
larva è l’amor, che spanderá d’ebbrezza
la vostra notte; ma sull’alba gli occhi
vi nuoteran, senza saperlo, in pianto.
15Deh, se piú tarda del desio vi splende
la vision delle ridenti nozze,
deh non v’incresca, o giovinette, il vostro
vergine asilo e il queto orto materno!
Deh non vi punga di mutar la pace
20di quelle mura col rumor del mondo!
Guai se una volta lacrimaste i tempi
non redituri! E, se di spose e madri