Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. I, 1916 – BEIC 1901289.djvu/57

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canto quarto 51

Gli si pone dappresso? Ei sfoglia un libro
375sbadatamente e legge. Osa mostrargli
qualche rancor? S’infuria, e le fa pieni
gli occhi di pianto. Allor, come accorato,
la vien baciando; e un vivo sol repente
le si spande nel volto, e muta in perle
380quelle rugiade del dolor.
Ma il crudo
velen della memoria ogni conforto
d’amarezza le tinge; e piú non sente
Edmenegarda, come pria, quei caldi
impeti passionati, e l’indiviso
385nuvol dell’alma le si fa piú tetro.
     Aridi i fior, l’aria pesante, ingrato,
dispettoso il tumulto, aspra la vista
delle cose e dell’uom, torbidi i giorni,
trangosciate le notti... e il suo compagno
390non curarsi e tacer! Questa è la spina
piú sanguinosa.
Il fuorviato tralcio
trova un olmo, e s’appoggia. Ahi! se quell’olmo
stanco sará di sostenerlo!
— Oh Arrigo !
Oh miei poveri figli! Oh mia perduta
395casa! Oh speranze della vita infrante! —
     E profondo gemea. Ma nella voce
del suo Leoni un refrigerio ancora
sapea trovar.
Necessitá od affetto,
gli era avvinta, e bastava. Anzi, in quell’alma
400necessitá ed affetto, onta e rimorso,
pentimento e peccato era una cosa.
— Ahi, son fiere amarezze! Ecco il fedele
prometter suo! sola mi lascia. E quando
alta è la notte, io pallido mel veggio
405comparir, non so donde. E fa risposta