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Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. I, 1916 – BEIC 1901289.djvu/68

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62 i - edmenegarda

90O Edmenegarda, in cosí verde etade,
orinai per te sí miserabil fatta,
che la stessa Pietá non ha piú accento
per consolarti! Orribili pensieri
ti si volgono in mente, e a quando a quando
95incapace ti senti a soggiogarli:
sí turbinosi assalgono.
Infelice!
Da quell’orlo sacrilego rimovi
gli ammaliati sguardi. All’acre punta
di quel pugnal non accostarti. Il nappo,
100che cercavi di mescere, percoti
alla parete; ché dei tanti falli
sepolcro infame una viltá non sia.
     Ed ella veramente era tentata
di finir quegli spasimi. Ma il forte
105pensier de’ figli, e una continua speme
che il digiuno e la febbre avria consunto
quelle estreme reliquie, e il provvidente
terror di Dio nel comparirgli innanzi
cosí com’era, e non chiamata, un freno
110posero a quella bramosia di morte.
     Ma, per quanto ella di pregar tentasse,
piú pregar non sapeva. Era la sua
vita un torbido mar, corso dai nembi,
senza un filo di luce.
A lui pensava,
115che credea d’obliar; pensava a un altro,
che obliar non poteva; e, con veloce
ricordanza crudele e detti e sguardi
ricomponendo e patimenti e gioie,
stupida e lassa al suo lavor tornava.
     120Degli aurei fregi e delle ricche vesti
non possedea piú nulla: in sacrificio
lieto le offerse, a liberar le fedi
da Leoni tradite. E dopo tanto