Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. I, 1916 – BEIC 1901289.djvu/88

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82 ii - dai «canti lirici»

     25Ma presto l’alba sará vicina,
perché giá fuma sulla collina,
     e allegramente dal giovin core
la capinera canta d’amore.
     Tu svegli e baci tutte le cose,
30o dolce Aurora sparsa di rose;
     ma, tanto bella come tu sei,
bella non splendi per gli occhi miei.
     Fuggir da un fato, che mi dá guerra,
sperai, movendo verso altra terra,
     35calda di luce, piena di feste;
ma le mie rime son sempre meste.
     Su quelle strade cupe e dirotte,
sotto il cadente ciel della notte,
     nel mio pensiero come una stella
40tu ognor spuntavi, Genova bella,
     co’ tuoi palagi, dove tra gli ori
brillano eterni marmi e colori,
     colle tue cento colline care,
co’ tuoi navigli, col tuo gran mare!
     45E allor ti vidi la iniqua lancia
baciar sommessa dei re di Francia;
     e irato piansi di quelle offese,
perché eri parte del mio paese.
     Poi, seguitando le aeree danze,
50che fan nel capo le ricordanze,
     sola sull’erta di Vialata
mirai del Fiesco l’anima irata,
     qual chi nei fati lontan discerne,
sognar l’impero dell’onde eterne.
     55Ma, quando aprirsi vidi il mortale
gorgo, e lo sperso manto ducale
     nuotar sull’acque, tra due diviso,
mi spuntò il pianto sotto al sorriso.
     E allor, né mesto né lieto assai,
60d’un altro tempo mi ricordai,