Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. II, 1916 – BEIC 1901920.djvu/127

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145Che speri or dunque? Un’opera
d’insania e di sgomento
è ogni tuo di; la lugubre
notte t’insegue; il vento
parla e t’impreca; il gemino
150mondo t’acclama infido;
sin l’innocenza un grido
ha di terror per te.
Se i tuoi leali assiepano
folti la regia stanza,
155dal fianco tuo si svincola
l’Onore e la Speranza;
e sin fra’tuoi qualch’intimo
genbl pudor si sdegna.
Dove Fernando regna,
160regno di Dio non v’è.
Me non lusinga il torbido
rumor di plebi inette;
mai co’ larvati Spartachi
la musa mia non stette:
165amo e cantai quel soglio,
dov’è del prence a lato,
con nodo immaculato,
la sacra libertá.
E non dal facil odio,
170come lo senton gl’imi,
ma dai dolor che ari ivano
lá dai scbczi climi,
e dalla man degli esuli
che lacrimando strinsi,
175oggi quest’ira attinsi,
che mi parca pietá!