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XV

DUE CORSE

Scalpita il suol, Tignando, e Paure fiuta
sauro eh‘è nato di superbo seme;
e, quando appena il cavalier lo preme,
tuono e lampo diventa il piè che muta.
Vola col vento, e vanno allegri insieme;
e l’aquila, su pietra erma seduta,
gentilmente li guarda e li saluta,
e sotto l’ala bruna il cor le freme.
Cosí accade, quand’io senza piú tregue,
premo le groppe a l’apollinea fèra,
e lo stuol degli alati inni mi segue.
Sta romita da parte, e un cenno parco
mi fa del capo la Camena austera;
ma le tripudia il cor mentre ch’io varco.

XVI

CASA MIA

Lo scendere e il salir per le mie scale,
anco sien rudi e molt’ombra le abbui,
piacevo! panni, e non tentar le altrui,
fosser anco di gemma orientale.
Nel mio piccolo asii s’abita in dui,
e terzo è un cagnolin che non fa male.
E ’l pan che mangio non mi sa di sale,
contento al poco, come sempre fui.
Nei mio piccolo asii le nove muse
entran per la finestra, ed io le tegno,
poligamo innocente, al petto chiuse.
Nel mio piccolo asii storno l’orecchio
dai rumor (.Iella turba, e non indegno
forse, con l’inno su le labbra, invecchio.