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Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. II, 1916 – BEIC 1901920.djvu/205

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     15Madre del Nazaren, lungo ed amaro,
da mane a vespro, è assai nostro cammino;
e, come l’ombra sua, muta è del paro
la fortuna che incalza il pellegrino.
     Deh! non velarti a me, candido faro,
20a me che varco in vie senza confino:
poco dal mondo e da me stesso imparo
e giá lasse ho le membra e il capo chino.
     Forte piú assai delle inimiche squadre,
dentro accampate a fulminar la mente,
25deh! tu mi veglia, gloriosa Madre;
     perché, sul punto di fornir la strada,
nella gran notte delle cose spente,
senza lume di grazia anch’io non cada.

XLVIII

E CONTINUO

     Quando la sera, senz’ala di vento,
per la tacita selva si diffonde
lieve un bisbiglio, e par sott’ogni fronde
essere ascosa un’anima in lamento,
     5i’ me ne vo solingo e a passo lento
per quel rumor che viene i’ non so donde;
e ciò, ch’ei mi palesa o mi nasconde,
somiglia a ciò che di piú arcano io sento.
     L’ombra, il tempo infinito e i suoi misteri,
10con l’amore e il dolor di ciò che sparve,
odo tutto nel suon di quelle foglie.
     E continuo a formar passi e pensieri;
e questo mondo, foss’ei pur di larve,
per poco a l’altro, ch’è peggior, mi toglie.