Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. II, 1916 – BEIC 1901920.djvu/221

Da Wikisource.

LXXIX

PUGNA

Vasta pugna di Fiegra, in questo a noi
da le Parche assegnato arduo pianeta
si rinnovali sovente i furor tuoi;
né a Giove sempre la vittoria è lieta.
Che ora il savio si leva, ora il poeta,
ragion chiedendo degli affanni suoi;
e il re degli astri, non che in lor ripeta
l’antica morte e se n’allegri poi,
manda, a placar gli spi riti crudeli,
or la candida gloria, or la bellezza,
or la superba Vision de’ cieli.
E cangiata e talvolta in fior di canto
l’ira dei dolorosi. Alta dolcezza,
anco il luror, se gli dá pace il pianto".

LXXX

VIDEO MELIORA

Per sangue o vanitá che lo consiglia,
se gli va senza fren l’animo incerto,
quest’uom, comunque della vita esperto,
il meglio vede, ed al peggior s’appiglia.
Quindi, o morbo lo sugge, o l’arroncigli»
tedio immortale: né gli è varco aperto,
tranne per sconsolato ampio deserto,
ch’ognor piú cresce a le turbate ciglia.
Ond’ei, d’altri e di se stanco, si lascia
cadere alfin su l’arenoso letto,
né piú sorge di lá, però che il vento
si move a turbo, e delle arene il fascia.
E né pietra, né fior, né umano affetto
segna il misero loco ov’egli è spento.