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LXXXI

LUCE

     Sui mari, su le verdi isole e i porti,
su le terre che april ci rinnovella,
su l’alpi eccelse, in ogni fior degli orti,
e de’ cieli ridenti in ogni stella,
     Luce, t’adoro, ossia che a la mia cella,
la diva notte o il roseo dí tu porti:
Luce, t’adoro, cosí grande e bella
su l’are ai vivi e su le tombe ai morti.
     Certo le sette gemme hai tu nel volto;
ma, per ciò che sarai, son troppo scarsi
nostr’intelletti, e il vel dell’ombre è molto.
     Però un giorno verrá che gli occhi miei,
nel glorioso lor trasfigurarsi,
sentiran ciò che fosti e ciò che sei.

LXXXII

HUMOR

     Impregnato d’umor, visita un vento
le montagne crinite, i mari arcani,
gli aperti campi, il ciel, gli aditi umani,
ogni cosa ch’è germe a nascimento.
     Corre intensa la vita; un turbamento
dolce gli astri possiede; e nelle immani
cavature terrestri anco i titani
di grand’erbe e di fiori han vestimento.
     Questa febbre d’amor, che nel profondo
agita la natura, e fa materno
ad ogni punto e in ogni parte il mondo;
     questa febbre d’amor vestirá l’ossa
fin dell’ultima morte. Ah, non eterno
esser debbo il mio sogno in poca fossa!