Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. II, 1916 – BEIC 1901920.djvu/62

Da Wikisource.

contristò la mia soglia, onde lungh’anni
n’avrò mesto il pensiero. Indi al Cefiso,
860pregoti in cortesia, l’antica madre
cerca di questo prode, e le racconta
com’ei visse e mori. Dille che, quando,
per le memorie dell’amato capo,
il suo fiume solingo al cor le incresca,
865venga alle case di Ielón, che tutta
Sicilia mia la onorerá. Poi rendi
grazie ad Atene dell’annunzio insigne
che mi seppe inviar. Dille che il brando
di Ielone è suo brando, e che, ove spunti,
870da qual sia parte, una nimica vela
o un barbaro destriero ad insultarci
la mia Triquetra alla sorella Atene
chiede l’onor di vendicar l’insulto. —
Questi fúro i congedi.
E, alla stess’ora,
875lá, iti quel mondo d’eroi figli del cielo,
la doppia pugna di Satán fu vinta.
Ielón, Cora, Leucippo, e di Girgenti
Terone, e l’Asia e quegli enormi altari,
e quelle stirpi, che Gesú non vide,
880ma ’l sommo Padre alle gran braccia accolse,
passár nell’ombra.
L’oriuol del Tempo
mosso ha l’indice suo. Nuove fortune
sulle antiche arrivar.
Plato e Dione
qua meditáro. Al rigido Epicarino
885Talia qua rise; e sibilár le carte
d’Empedocle pensoso; e al tallon sacro
Euripide alligò l’ampio coturno,
in tirannici muri anima schiva
d’ogni viltate. E visitar quest’aure