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PRATO 31

non se ne ricorda e le porta un’affezione grande. Fu eseguita fra il 1438 e il 1464; ne ebbe incarico pel primo, Maso di Bartolomeo (detto anche egli Masaccio, come il pittore della cappella Brancacci), ma pare che non eseguisse che la porticina del tabernacolo. L’orafo fiorentino Bruno di Ser Lapo ebbe nel 1444 approvato il suo disegno dal Brunellesco, fra gli altri, e dal Ghiberti: ma esegui il getto del graticolato fino alla cornice. Gli altri motivi decorativi sono di Pasquino da Montepulciano. Non sarà vano ricordare che l’antico cancello di legno dorato fu sostituito dall’attuale ammiratissimo, anche per ispirazione e concorso del vecchio Lorenzo dei Medici, trattosi a Prato per aver scampo dalla peste che desolava Firenze. E poi egualmente Cosimo padre della patria vi concorse.

Prato era destinata ad aver fortuna coi pulpiti; quello di Donatello è un nido gigantesco, ed è ammirato per la corrispondenza della linea e delle parti incluse; quello interno di Mino e del Rossellino fiorisce come un calice niveo, calice dalla fervida eloquenza. E così posato delicatamente sotto le robuste arcate romaniche,