Pagina:Primi poemetti.djvu/235

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italy 215


delle montagne; e trascinate infranti
boschi e tuguri, urtate le città,
152struggete i campi, sempre avanti, avanti,

avanti, pieni di serenità...


xvi


Acqua perenne, ottima e pessima, ora
morte ora vita, acqua, diventa luce!
156acqua, diventa fiamma! acqua, lavora!

Lavora dove l’uomo ti conduce;
e veemente come l’uragano,
159vigile come femmina che cuce,

trasforma il ferro, il lino, il legno, il grano;
manda i pesanti traini come spole
162labili; rendi l’operare umano

facile e grande come quel del Sole!


xvii


La madre li vuol tutti alla sua mensa
i figli suoi. Qual madre è mai, che gli uni
166sazia, ed a gli altri, a tanti, ai più, non pensa?

Siedono a lungo qua e là digiuni;
tacciono, tralasciati nel banchetto
169patrio, come bastardi, ombre, nessuni;