Pagina:Prose e poesie (Carrer).djvu/296

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La finestra dopo queste parole si chiuse, e Filippo si rimase stupefatto ad attendere che si aprisse di nuovo; ma inutilmente. Mille stravaganti pensieri gli traversarono la mente. Un poco di maretta cominciava a sommovere l’acqua su cui sobbalzava il battello; ma era nulla a petto della interna agitazione del giovane. Nel sibilo del vento, e nel mormorio dei flutti, udiva la voce della sconosciuta ripiena di bizzarra malinconia. Ella è fuori del senno, disse fra sè, ma non era tale quando la vidi altre volte. Chi sa svolgermi questo nodo? O forse che volle farsi beffe della mia credulità? Tu, Leonardo, che me ne dici? Il battelliero mormorò un altro di que’ suoni inarticolati, che significano in tutte le lingue: Che so io? che ne posso sapere? — Ti ficcherò nella gola un pugnale, se non sai rispondermi, gridò allora furiosamente il giovane francese. E levavasi da sedere per gettarsi addosso al battelliero, e costringerlo a parlare. Ma questi spiccò un salto dalla poppa, rispingendo sempre più al largo la barca e lanciandosi in sulla riva. Sulla quale arrivato, si dileguò rapidissimo tra gli alberi, di maniera che fu vano ogni studio posto dall’altro a raggiugnerlo, atteso l’indugio dell’accostare di nuovo alla riva la barca, e la poca pratica de’ luoghi. Errò nulladimeno tutta notte, e solamente sulr albeggiare, disperato di più ritrovare Leonardo, si ricondusse in città.

Riavutosi alcun poco, si avvide del male che