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aveva fatto a non bene tener l’occhio a’ luoghi per ritrarre notizie della sconosciuta; ma dapprima l’ansietà, quindi la maraviglia e il dolore, per ultimo la stizza lo avevano distratto per guisa, che nulla più gli era rimasto nella memoria tranne una finestra, un lume fioco, un volto pallido e un malinconico canto. Oh a voler paragonare queste rimembranze col sorriso che irradiava altra volta la faccia alla sconosciuta! Rivedrà egli più quel sorriso?
Quando riparlò con Alfonso non osò raccontargli la sua avventura. Temette di far argomento di scherzo una donna e una storia che lasciavano nella sua anima una impressione di profondo dolore. Si contentò di dirgli che la cosa non eragli riuscita, come aveva a principio creduto, e il contegnoso spagnuolo di rispondere: Voi siete facili a credere, voi altri francesi.
Tornato a Parigi, da indi a qualche tempo si abbattè Filippo in Alfonso, cui trovò molto cangiato d’aspetto e di umore. Gli si proferse per quanto poteva, e tuttochè l’altro per nulla si giovasse di quella esibizione, non mancarono di ripetutamente visitarsi, e di uscire alcuna volta al passeggio in compagnia. Un giorno che Alfonso, come non era solito di fare presso che mai, uscì in un sorriso, Filippo fu per tramortire dall’angoscia che ne provò al cuore. Che avete? gli disse seccamente lo spagnuolo. Nulla, rispose l’altro; una rassomiglianza che mi fa torna-